Tanti anni fa mi colpì leggere come alcuni culti cannibalici implicassero l’idea che – mangiando il cuore del valoroso nemico – si acquisisse il suo valore. Essere mangiati era dunque un onore, non roba da tutti. La suggestione del mangiatore di coraggio mi ha accompagnata nella vita. Pensavo a quell’idea ogni volta che mi sentivo cannibalizzata. Così mi torna in mente oggi, stanca di vedere come la disoccupazione dilagante sia diventata un grosso affare. La mia casella email si riempie di pubblicità di corsi a pagamento che promettono prospettive di lavoro. O ancora piccoli investimenti iniziali per attività in proprio. Per non dire dei banner e dello spam sul gioco d’azzardo. E i master mirabolanti.
Mi guardo intorno e vedo persone nei bar, sembrano avere un lavoro. Vorrei intervistare tutti, chiedere che fanno e specialmente come hanno trovato lavoro. Qualcuno dovrebbe farlo, per riattivare un filo di ottimismo. Non se ne può più di sentirti dire che non c’è speranza e contemporaneamente sentire il fruscio d’ali di avvoltoi pronti a ingrassare.
L’articolo 1 della legge fondamentale dello Stato ci dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Il lavoro però non c’è. Ergo nemmeno la Repubblica? Effettivamente..
Di sicuro è sempre più difficile continuare a ricordarsi che sei brava, che vali (e non nel senso del demenziale spot di cosmetici). Te lo devi dire spesso. E non devi mostrare le ferite, perché attirano i mangiatori di coraggio. Come l’altro giorno in banca, quando l’impiegata in risposta alla mia battuta su questo brutto periodo mi ha risposto “se va tutto male faccia una bella assicurazione sulla vita, ne abbiamo una che..”
🙂
Mi piaceMi piace
Sei brava, e vali 🙂 (Se è difficile ricordarlo, forse aiuta avere qualcuno che te lo ricorda)
Mi piaceMi piace